Il latte fa diventare grandi non è solo un detto che vale per l’età dello sviluppo: secondo uno studio pubblicato su PNAS bere latte crudo avrebbe infatti contribuito a far crescere in altezza e stazza i nostri antenati del nord e centro Europa. I ricercatori, che hanno analizzato oltre 3.500 scheletri rinvenuti in 366 diversi siti archeologici e appartenuti a persone vissute nell’arco di 25.000 anni, sostengono che il latte crudo consumato tra i 7.000 e i 2.000 anni fa dagli abitanti di alcune regioni dell’Europa centrale e settentrionale, li fece diventare più alti.
IN CONTROTENDENZA. Quel che accadde a nord e centro europei fu diametralmente opposto a ciò che sperimentarono gli abitanti del resto del mondo che, in seguito all’ultimo massimo glaciale, divennero più piccoli a causa della scarsezza di cibo dovuta all’abbassamento delle temperature globali. Poco dopo, agricoltura e allevamento iniziarono a diffondersi nel Levante e nell’Asia orientale, dove il terreno fertile assicurò cibo in abbondanza alle popolazioni, la cui corporatura non cambiò nei millenni successivi: tuttavia nell’Europa centrale e settentrionale le colture orientali non attecchirono, e i nostri antenati iniziarono a consumare latte crudo.
PIÙ TOLLERANTI. Il cambio nella dieta fece aumentare la lattasi, un enzima che favorisce la digestione del lattosio in età adulta. Questo permise alle popolazioni nord e centro europee non solo di avere più energia a disposizione, ma anche di diventare più tolleranti al lattosio (a differenza di noi europei meridionali).
NON SOLO IN EUROPA. Sebbene lo studio sia stato condotto su scheletri principalmente europei (per un semplice fatto di abbondanza di reperti), secondo Jay Stock, coordinatore della ricerca, gli effetti del consumo di latte si riscontrano ancora oggi nella genetica di diverse popolazioni del mondo: «Credo che lo stesso meccanismo sia alla base di alcune differenze tra le popolazioni africane, come i Masai dell’Africa orientale che sono molto alti e storicamente bevono molto latte», spiega. «Sfortunatamente, non abbiamo dati sufficienti per provare questa teoria».
Fonte: Focus