di Fabrizio Rondolino sul Corriere
Confesso di aver dovuto leggere la notizia due volte, per quanto mi è sembrata incredibile: da lunedì prossimo una squadra di cacciatori appositamente selezionata dall’Ente Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano sbarcherà sull’Iisola del Giglio per abbattere tutti i mufloni che hanno la sventura di viverci. L’operazione fa parte del progetto «Life LetsGo Giglio» – “life” significa vita – nato allo scopo di «migliorare la qualità e il carattere naturale dell’ecosistema presente sull’Isola del Giglio, tutelando gli habitat ed alcune specie che li vivono». È un’operazione cofinanziata dall’Unione Europea, costa ai contribuenti 1,6 milioni di euro e si propone di «ridurre il tasso di introduzione delle specie aliene invasive sul territorio italiano e mitigarne gli impatti».
Già, perché i mufloni – come gli umani, del resto – non sono originari dell’isoletta, ma vi sono stati introdotti nel 1955, quando si temeva che la specie fosse prossima all’estinzione. Il muflone è l’antenato selvatico delle nostre pecore, e da circa diecimila anni è presente sulle isole mediterranee – ma non sul Giglio! – dove quasi ovunque è protetto da apposite leggi: in Corsica per esempio ne è vietata la caccia, in Sardegna è fortemente limitata, a Cipro è l’animale nazionale. Per salvarlo l’abbiamo portato al Giglio, ma oggi ci siamo accorti che è una specie «aliena» – così si legge nei documenti ufficiali – e dunque va sterminato.